PRODOTTI FARMACEUTICI


Cos’è l’insulina umana?
L'insulina è il principale ormone responsabile del fenomeno di ingrassamento (lipogenesi), cioè lo stoccaggio di lipidi all'interno del tessuto adiposo.
A cosa serve?
La sua funzione più nota è quella di regolatore dei livelli di glucosio ematico riducendo la glicemia mediante l'attivazione di diversi processi metabolici e cellulari. Ha inoltre un essenziale ruolo nella proteosintesi (sintesi proteica) assieme ad altri ormoni che sinergicamente partecipano a tale processo.
Quando è stata scoperta?
La storia dell'insulina è legata allo scienziato Nicolae Constantin Paulescu, nato a Bucarest il 30 ottobre 1869 e morto nella stessa città il 17 luglio del 1931. Siamo nel 1921 e Paulescu, primo al mondo, è in grado di curare il diabete. L'insulina si ottiene con la tecnologia del DNA ricombinante dal 1982, quando negli Stati Uniti fu messo a punto un sistema batterico in E. coli.
Effetti sfavorevoli
–Ipoglicemia (glicemia < 60-80 mg/dl)
– trattamento intensivo
– aumento dose
– deficit surrenalico
– neuropatia diabetica
– esercizio fisico
– variazioni dieta o tempo somministrazione

Come si ottiene?

Dal 1981, l’insulina umana è ottenuta dai batteri geneticamente modificati, è stata il primo farmaco prodotto con la tecnologia del DNA ricombinante. Prima di allora veniva usata l’insulina ricavata da maiali e bovini, simile ma non identica a quella umana, con gravi rischi per la salute.



Cos’è il taxolo?

È un farmaco in grado di inibire (interrompe) la mitosi (divisione cellulare) bloccando la diffusione di cellule tumorali

A cosa serve?
Utilizzato per trattare pazienti con carcinoma del polmone, dell'ovaio, della mammella, della regione testa-collo e delle forme avanzate del sarcoma di Kaposi (tumore raro che prende origine dalle cellule che ricoprono l’interno dei vasi sanguigni).

Quando è stato scoperto?

Scoperto nel 1967 da Monroe Wall e Mansukh Wani, che lo isolarono dalla corteccia del tasso del Pacifico (Taxus brevifolia), esso fu sviluppato commercialmente dalla Bristol-Myers Squibb, che ne cambiò il nome in paclitaxel, commercializzandolo come Taxol.
Affetti sfavorevoli

  • Globuli bianchi, rossi e piastrine possono diminuire temporaneamente. Questo significa essere più esposti ad infezioni, anemia e / o sanguinamento.
  • Perdita dei capelli.
  • Dolori alle articolazioni e ai muscoli. Di solito sono effetti collaterali temporanei che si verificano 2 o 3 giorni dopo l’inizio del trattamento e si risolvono entro pochi giorni.
  • Neuropatia periferica (intorpidimento e formicolio delle mani e dei piedi).
  • Nausea e vomito (di solito lieve).
  • Diarrea.
  • Piaghe alla bocca.
  • Reazioni di ipersensibilità, febbre, rossore al viso, brividi, respiro corto, o orticaria dopo la somministrazione del taxolo. La maggior parte di queste reazioni si manifesta entro i primi 10 minuti di infusione. Informare il medico immediatamente permette di ridurre l’incidenza di queste reazioni.  
  • I seguenti sono effetti indesiderati meno comuni si verificano in una percentuale che varia tra il 10% e il 29% dei pazienti trattati con il taxolo:
  • Gonfiore dei piedi o alle caviglie (edema).
  • Aumento della funzionalità epatica negli esami del sangue. Questi valori ritorneranno alla normalità una volta che il trattamento verrà interrotto.
  • Bassa pressione sanguigna (che si verifica durante le prime 3 ore di somministrazione).
  • La pelle precedentemente sottoposta a radioterapia assumerà un colorito più scuro.
  • Cambiamenti nelle unghie (decolorazione del letto ungueale - rara).

Come si ottiene?

È un prodotto naturale isolato dalla corteccia del Taxus brevifolia, un albero originario delle regioni nord- occidentali dell’America.


Cos’è il vaccino per l’epatite b?

È una sospensione sterile contenente particelle dell'antigene (è una sostanza in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitario. Si definisce invece immunogeno una sostanza in grado di stimolare il sistema immunitario a tentare di produrre anticorpi contro di essa) di superficie del virus dell'epatite B.
Il virus dell'epatite B (HBV) è trasmesso da una persona all'altra col sangue e con i fluidi corporei, in genere attraverso i contatti sessuali o l'uso di iniezioni di droghe. Tuttavia circa il 30% delle persone che si sono infettate, non ha fattori di rischio noti. Il virus può essere trasmesso ai neonati dalle madri infette. L'infezione colpisce in particolare il fegato.

A cosa serve?
E’ stato il primo vaccino ad essere sviluppato come forma di prevenzione contro gravi tumori.

 Quando è stato scoperto?
I primi vaccini furono prodotti all'inizio degli anni '80 a partire da plasma di portatori sani.
In Italia la vaccinazione contro l'epatite B è obbligatoria dal 1991 per i neonati e per i bambini sotto i 12 anni d'età. È consigliata inoltre nei soggetti a rischio di contagio: personale medico e paramedico, tecnici di laboratorio e tutti coloro che possano avere contatto diretto con pazienti infetti o con i loro fluidi corporei; emodializzati, emofilici e coloro che devono subìre regolarmente trasfusioni di sangue o di emoderivati; soggetti che vivono a stretto contatto con portatori sani di epatite B; individui che cambiano di frequente partner sessuali, soggetti che abusano di droghe iniettabili; individui che viaggiano in aree geografiche in cui l'epatite B è una malattia endemica

Affetti sfavorevoli
I sintomi della malattia acuta variano e possono comprendere perdita di appetito, affaticamento, nausea, ittero (colore giallo degli occhi e della pelle), dolore alle articolazioni e rash (rossore) cutaneo.

Come si ottiene?
L'attuale vaccino è costituito da una proteina della superficie del virus (HBsAg) sintetizzata utilizzando la tecnica del DNA ricombinante. 


Cos’è l’eritropoietina?

È un ormone glicoproteico prodotto negli esseri umani dai reni e in misura minore dal fegato e dal cervello.
È usata in ambito sportivo come sostanza dopante, gli atleti possono illegalmente avvantaggiarsene per ottenere un aumento del trasporto di ossigeno ai tessuti (specie quello muscolare scheletrico e cardiaco), migliorando, in questo modo, il livello della performance sportiva.

A cosa serve?

Ha come funzione principale la regolazione dell'eritropoiesi (produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo). Utilizzata come farmaco per curare le anemie in pazienti affetti da malattie renali o da malattie del sangue, o per permettere un recupero più veloce dopo la somministrazione di chemioterapia nei pazienti affetti da cancro.

Quando è stata scoperta?

Già nel XIX secolo era stata osservata la capacità di produrre una maggiore quantità di globuli rossi da parte di soggetti che vivevano in ambienti poveri di ossigeno (ad esempio in altitudini elevate).
L'esistenza di un ormone in grado di regolare la produzione di eritrociti da parte del midollo osseo fu ipotizzata nel 1906 da Paul Carnot, professore dell'Hôtel-Dieu di Parigi e dalla sua assistente Camille Deflandre. La sostanza fu chiamata emopoietina.
Negli anni quaranta, le ricercatrici finlandesi Bonsdorff e Jalavisto, continuando gli studi sui globuli rossi, diedero a questa sostanza il nome di eritropoietina. Pochi anni dopo, Kurt Reismann dimostrò che il rene era la sede principale di produzione di questa sostanza, ma solo nel 1977 Takaji Miyake riuscì a estrarre la molecola dalle urine di un paziente con anemia aplastica.

Effetti sfavorevoli

Si può incorrere in gravi malattie cardiovascolari come infarto e ictus.

Come si ottiene?

Nel 1983 fu possibile identificare e clonare il gene produttore dell'eritropoietina e, dando il via alla sperimentazione su animali e poi sull'uomo, fu dimostrata la sua efficacia nel correggere alcuni tipi di anemia.






Sitografia:


Grande-Perrini-Ottenio-Nardella


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